La carie
La carie è caratteristica di popolazioni dove è elevato il consumo di zuccheri (carboidrati semplici).
La carie è una malattia
dei tessuti duri del dente (smalto e dentina) dovuta all’azione
degli acidi prodotti dai batteri della placca presenti sulla
superficie del dente. Inizialmente gli acidi provocano la
decalcificazione dello smalto (simile all'effetto di un acido sul
marmo) rendendone la superficie ruvida e su questa aderiscono più
facilmente i batteri. Questo fenomeno si ripete ad ogni assunzione
di zuccheri e progressivamente la cavità nello smalto si
approfondisce. In questa fase non si avverte dolore. Si definisce
“carie superficiale” ossia limitata solo allo smalto. Il
dentista ripulisce la carie e ne ottura la cavità.
Quando la cavità arriva
alla giunzione tra smalto e dentina la carie tende a velocizzare la
sua penetrazione per due motivi: 1- la dentina è molto meno
mineralizzata dello smalto e quindi l'azione degli acidi è più
veloce;
2- attraverso i tubuli dentinali giunge dalla polpa il
plasma ricco di glucosio che alimenta i batteri anche quando non si
assumono zuccheri con la dieta. La sensibilità ai denti aumenta e
si avverte dolore mangiando alimenti freddi, acidi o dolci, e si fa
progressivamente maggiore man mano che la carie si avvicina alla
polpa. La dentina ha un colore più scuro ed è rammollita perché
ne rimane solo l’impalcatura biologica. E’ questa la “carie
penetrante”. Il dentista può asportare la carie rimuovendo tutto
il tessuto molle e disinfettando la cavità prima di otturarla.
Approfondendosi ulteriormente, la carie arriva alla polpa dentaria e l’infezione prodotta dai batteri induce infiammazione della polpa (il cosiddetto “nervo”). Si verifica una vasodilatazione che in un altro organo normalmente si manifesta con un gonfiore, ma poiché la polpa è chiusa in una camera rigida si ha un aumento di pressione. Ciò rende estremamente sensibili le terminazioni del dolore. Quando l’infiammazione indotta dalla carie è estesa a tutta la polpa basta ogni ulteriore aumento di pressione prodotta dal battito cardiaco per avere un dolore pulsante. Il dolore è aggravato in posizione sdraiata per via di un ulteriore aumento di pressione a livello della camera pulpare. E’ il quadro della “pulpite” o infiammazione acuta della polpa che è trattabile dal dentista solo attraverso la rimozione del tessuto pulpare (devitalizzazione).
In taluni casi l’infiammazione pulpare indotta dalla carie decorre senza dare una sintomatologia così acuta, magari il dente dà solo fastidio per qualche giorno. In ogni caso, dopo un’infiammazione che può essere acuta o quasi asintomatica il tessuto pulpare va incontro a gangrena, ossia necrosi delle cellule del tessuto stesso. In questa fase scompare la sensibilità al freddo e compare dolore al caldo dovuto all'espansione dei gas putrefattivi della polpa necrotica. A questo punto l’infezione batterica si estende attraverso i canali pulpari e l’apice radicolare al tessuto osseo circostante.
Anche nell’osso l’infezione può essere acuta con formazione di pus e dare l’“ascesso”, cioè una fuoriuscita del pus dall’osso con invasione dei tessuti molli circostanti (gonfiore) oppure cronica con formazione del “granuloma” dove l’organismo cerca di limitare la diffusione dell’infezione costruendo intorno all’apice radicolare una sorta di membrana che tenta di bloccare i batteri.
Per la prevenzione della carie, oltre ad una accurata igiene orale, si ricorre alla sigillatura dei solchi, alla fluoroprofilassi ed a visite periodiche di controllo dal dentista.